Wlodzimierz Redzioch: - Per Nietzsche, Marx e Freud il XX secolo sarebbe stato il secolo della morte di Dio. Invece André Malraux pronosticava che: "Il XXI secolo sarà religioso o non sarà" e Chesterton affermava: "Dire che non si crede più significa credere in tutto". Chi aveva ragione?

Card. Paul Poupard: - Ho tenuto recentemente la quinta edizione dell'incontro "La poesia della fede nel secolo della morte di Dio" durante il quale faccio incontrare scrittori, poeti, critici letterari, credenti e non credenti. L'anno scorso l'incontro era consacrato all'Est europeo (Norwid, Dostoievski, Soloviev), quest'anno i partecipanti si sono occupati della letteratura di lingua spagnola. Questi incontri ci mostrano che il secolo che certi volevano "il secolo della morte di Dio" è probabilmente il secolo della più grande concentrazione della produzione teologica e cristologica nell'Occidente.
Paul Riceur chiamava Nietzsche, Marx e Freud "maitres de soupçon". Adesso i "maestri di sospetto" sono sospettati. Questo era il frutto inatteso del maggio francese 1968, che ha segnato la fine della dominazione del marxismo nel pensiero dominante.
Per quanto riguarda la citazione di Malraux, mi ricordo la sua intervista nella quale veniva interrogato circa la sua constatazione. Disse allora: "Sono troppo intelligente per profetizzare la stupidaggine del genere. Puo' darsi ho detto che non escludevo che all'alba del nuovo secolo sarebbe apparso qualche nuovo fenomeno religioso". Puo' darsi Malraux pensava ad un nuovo risveglio spirituale, direi ad un nuovo paganesimo.

- Appunto. In tanti Paesi assistiamo alla rinascita del neopaganesimo. In certi circoli intellettuali viene promosso un nuovo politeismo. L'antropologo francese Marc Augé nel suo libro "Le génie du paganisme" esprime la sua simpatia per i politeismo che sarebbe il modello di apertura e flessibilità, lo psicoanalista americano James Hillman chiede di rivalutare la sapienza pagana, Michel Houellebecq nei suoi libri attacca l'islam e, per l'estensione, tutti i monoteismi presentati come sinonimo di intolleranza. Perché tanti intellettuali occidentali provano disagio, se non addirittura odio, verso le nostre radici cristiane?

- I Consiglio che presiedo si riunisce ogni due anni per dibattere i grandi argomenti riguardanti la pastorale della cultura. Questa volta ci siamo soffermati sul problema: La fede cristiana di fronte alla sfida dell'indifferenza religiosa. Abbiamo cominciato con l'analizzare le nuove forme della miscredenza per parlare in seguito della nuova religiosità che si caratterizza da un Dio senza volto, la religione dell'io, una disaffezione per la verità e per la storia. Si puo' anche dire che abbiamo a che fare con la "deconfesionalizzazione" del fenomeno religioso e con la "depersonalizzazione" di Dio. C'è anche un altro fenomeno: la diffidenza verso la tradizionale appartenenza religiosa. Gli studi mostrano che oggi in Occidente tanta gente non si riconosce nel appartenere a nessuna forma tradizionale di religione ma non si puo' dire che questa gente è noncredente. Io chiamo questo fenomeno: credere senza appartenere. Parallelamente esiste un altro fenomeno che si puo' sintetizzare come "appartenere senza credere". Tanta gente riconosce le radici cristiane della nostra cultura ma non crede più (il filosofo italiano Croce ha scritto la famosa frase: "Perché non possiamo non dirci cristiani" che sintetizza questo atteggiamento) .
Allora come Lei ha detto abbiamo a che fare con le nuove forme di paganesimo che riconosce l'esistenza una vaga forza cosmica (olismo). Questo fenomeno ha adesso una nuova variante, l'ecologismo. Il rispetto della natura è una tradizione cristiana; basta pensare a san Francesco. Ma l'ecologismo di oggi è piuttosto una forma di neopaganesimo che riconosce come la realtà primordiale Gaia, la madre terra. Perciò la difesa della natura diventa un assoluto e l'uomo viene visto coma parassita che la viola.

- Perché questo fenomeno di neopaganesimo si verifica nei Paesi della tradizione cristiana e non nei Paesi induisti, buddisti, islamici ecc.?

- Secondo me l'Occidente è alla deriva. Si trova davanti ad un fenomeno del quale non ne vuole prendere coscienza cioè: ex colonie dell'Occidente si sono decolonizzati rigettando anche il cristianesimo che per certi veniva visto come l'anima della colonizzazione. E' un paradosso perché la cultura mediatica occidentale attuale è poco cristiana ma direi anche che in grande misura manifesta il disprezzo, il derisione se non addirittura l'odio verso il cristianesimo. Abbiamo gli occidentali che vengono rifiutati come occidentali perché cristiani a allo stesso tempo abbiamo i cristiani che si vergognano di esserlo. E dall'altra parte abbiamo il fenomeno di reislamisazione, reinduisazione delle società africane e asiatiche.
E' un fenomeno assurdo che gli occidentali che devono tutto alla civilizzazione cristiana criticano i valori cristiani, la Chiesa, il Papa, la Santa Sede e allo stesso tempo esaltano i valori delle altre culture anche queste ostili al cristianesimo.
Recentemente sono stato alla sede dell'UNESCO a Parigi e parlando con diversi politici ho avuto l'impressione che l'Europa vuole "autodistruggersi", "suicidarsi". Quest'Europa denigra se stessa, non vuole riconoscere le sue radici cristiane e ha perso la speranza nel futuro (non si riproduce, come dicono i demografi). Ma senza il cristianesimo l'Europa non sarebbe questa che è oggi. Penso non soltanto all'arte, letteratura, musica e pittura ma anche alla tecnica e scienza. La situazione è preoccupante perché al nord del mediterraneo abbiamo un Europa ricca, senza figli che disprezza se stessa e al sud abbiamo i Paesi poveri, con tanti figli, fieri di essere islamici.

- Da più di due secoli le ideologie dominanti in Europa sono anticristiane e percepiscono la religione come incompatibile con la democrazia liberale. Per questo si tentava di eliminare qualsiasi influenza della Chiesa nella vita politica e sociale e confinare la fede religiosa ad ambito puramente personale. Secondo questa logica la continua secolarizzazione delle nostre società è un processo positivo, modernizzatore (gli Stati Uniti dove il fattore religioso aveva sempre un ruolo importante nella vita della società venivano percepiti come "eccezione"). Ma, contrariamente alle aspettative di certi laicisti, attualmente tanti sociologi notano un fenomeno di "desecolarizzazione". In parole povere il mondo sta diventando più religioso. Per questo motivo il prof. Peter Berger della Boston University suggerisce che adesso l'Europa laicista, con la Francia in testa, diventa "eccezione" nel mondo. Come si può invertire il processo di secolarizzazione del nostro "Vecchio Continente"?

- La differenza tra l'Europa e gli Stati Uniti è abissale e gli Europei non arrivano a percepirla. Prendiamo come esempio la laicità dello stato cioè la separazione tra lo Stato e la Chiesa. Per più di un millennio tutte le sfere della vita pubblica (la politica, la legge, l'università ecc.) erano sottomesse alla Chiesa. Pian piano questi aspetti della vita della città si sono emancipati. Ma in Europa questa emancipazione si è fatta in modo conflittuale, cioè in nome di laicità si è rifiuto la religione (questo fenomeno è chiamato "laicismo"). Invece negli Stati Uniti i cosiddetti Padri Fondatori sono fuggiti dall'Europa per evitare le persecuzioni e hanno fondato uno stato ancorato profondamente nella religione con lo scopo di conservare la loro identità religiosa. Mi ricordo quando sono stato per la prima volta a Washington e mi hanno accompagnato al Congresso, ho visto che il cappellano apriva la seduta con una preghiera. Negli USA gli uomini pubblici sempre fanno riferimento a Dio nelle loro dichiarazioni; in Francia questo sarebbe inconcepibile.
Concludendo si può dire che in Europa la separazione tra lo Stato e la Chiesa era conflittuale e ha provocato un processo che chiamerei "la separazione tra la Chiesa e la società".

- In Polonia l'Unione Europea è vista come una minaccia per la vita religiosa, come un organismo per secolarizzare i Paesi ancora profondamente cattolici. Secondo Lei è un rischio reale?

- Ogni minaccia è un invito alla presa di coscienza e ad una azione. Insisto che bisogno urgentemente riequilibrare la costruzione europea. Fino ad oggi nella costruzione europea dominava il modello anglosassone, nordico, protestante e la tradizione cattolica, mediterranea con l'eredità del nostro umanesimo progressivamente veniva respinta. Nel 1984 a Berlino come "ministro della cultura" del Papa, insieme con altri 22 ministri, firmavo un documento del Consiglio d'Europa che fissava gli obiettivi culturali del continente e parlava in due passaggi dell'umanesimo europeo nella sua duplice forma: laica e religiosa. Nemmeno 20 anni più tardi il primo ministro francese di allora Jospin ci ha chiamato dicendo che la Francia non avrebbe firmato la costituzione se ci fossero riferimenti religiosi. Come si puo' negare l'evidenza. Che diritto ha un primo ministro del Paese che si dice in 80% cattolico ha rifiutare di firmare un documento se ci sarebbero i riferimenti religiosi? Per dire la verità ci sono due Paesi che si oppongono ai riferimenti religiosi nella costituzione: Francia e Belgio. E' uno scandalo! E anche uno scandalo che gli altri Paesi accettano questo ricatto. I politici parlano del consensus. Ma perché questo consenso deve essere stabilito sulle posizioni di due Paesi? Perché non è stato stabilito un consenso sulle posizioni della maggioranza che voleva un riferimento alle radici cristiane? Parlare dell'Europa senza cristianesimo è come parlare della sua geografia senza menzionare le Alpi.
I politici pretendo di fare una cosa democratica allora facciamo un referendum si i cittadini d'Europa vogliono menzionare le radici cristiane del continente.
Durante la seconda guerra mondiale, quando era in esilio negli Stati Uniti, Jacques Maritin ha scritto un libro dove in modo eccellente prova che la democrazia è nata dal cristianesimo. Oggi, una manciata di persone che, in nome della civilizzazione che è debitrice del cristianesimo, nega ogni riferimento al cristianesimo.
Un'altra cosa. La democrazia non puo' vivere senza valori e, nello stesso tempo, non è capace di fondare i sui valori. Dove troviamo il fondamento dei valori? Nel cristianesimo perché i valori del cristianesimo riflettono la natura dell'uomo.

- Cosa deve fare la Chiesa e noi, cattolici, per vincere la sfida della nuova Evangelizzazione nel complesso mondo postmoderno dove ci circondano tanti non credenti?

- Le proposte concrete sono di due tipi. Prima di tutto la preghiera; noi credenti dobbiamo pregare. Un esempio. Nel sud della Francia è nato un gruppo di preghiera "Miscredenza e preghiera" che conta già 3000 persone in 50 Paesi. I suoi membri si impegnano a pregare ogni giorno per una persona miscredente.
La seconda cosa: puntare sul ritorno della centralità della persona. Siamo tutti creati sull'immagine e somiglianza di Dio. Dobbiamo ritrovare il mistero della persona e questo ci aiuterà a dialogare con i non credenti.
Per poter dialogare con il mondo della cultura della miscredenza e dell'indifferenza la Chiesa deve tornare sulla scena pubblica. Viviamo in un mondo dove l'immagine ha un'importanza fondamentale (Giovanni Paolo II è il primo ad averlo capito). La testimonianza pubblica di fede, specialmente dei giovani, è importantissima perché suscita nei non credenti stupore egli costringe a porsi delle domande.
Le missioni nelle città. Anche noi abbiamo cominciato le missioni sulle piazze pubbliche. L'anno scorso a Vienna, quest'anno a Parigi, l'anno prossimo a Lisbona.
Bisogna promuovere i movimenti e le associazioni cattoliche attive nella sfera pubblica.
Partecipazione nelle manifestazioni pubbliche e nei colloqui.
Un altro elemento della nuova evangelizzazione riguarda la famiglia. Non c'è nessun dubbio che uno dei fattori della perdita della fede è la disintegrazione della famiglia.

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